Alla ricerca di un sistema vincente

Maurizio Bardini - Proveniente da un'importante esperienza presso primarie aziende del settore ceramico, tra cui Gruppo Concorde e Marazzi, è attualmente consulente in ambito della formazione del personale, team building, customer care e gestione del contenzioso.

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Quando si pensa al pavimento/rivestimento quasi sempre la mente evoca il solo prodotto di finitura.  Concettualmente ciò è normale poiché lo strato di superficie è l’unica cosa di cui i nostri sensi si accorgono. Che si tratti dunque di parquet, di marmo, di ceramica, di resine o qualsiasi altra superficie di calpestio, per il profano è tutto qui.

Questa limitazione concettuale, anche se assolutamente comprensibile, spesso ci induce a sottovalutare ogni altro elemento costituente il SISTEMA PAVIMENTO e a ritenere che sia i pregi che i difetti di esso siano attribuibili esclusivamente al materiale visibile.

Da questa considerazione può capitare quindi di attribuire una erronea e piuttosto superficiale valutazione (sia in senso negativo che positivo) a questo o a quel prodotto, in modo del tutto immeritato.

E’ così che anche le controversie relativamente più semplici, quelle di carattere percettivo e dunque opinabili, frequentemente sono influenzate da questa considerazione e quasi sempre vengono approcciate come se le parti in gioco fossero solo due: il produttore e l’utilizzatore finale.

Per caratteristiche squisitamente tecniche e molto legate al sistema, si pensi ad esempio a quando un pavimento si solleva, si fessura, manifesta problemi legati al freddo, risulta più o meno resistente meccanicamente o sembra più o meno affidabile ai fini della sicurezza (es. lo scivolamento) il concetto è ancora più evidente: raramente si approccia la questione con una analisi a 360° (materiali di posa, tecniche di messa a dimora, idoneità degli strumenti utilizzati, prodotti per la pulizia/manutenzione più o meno adeguati e non per ultimo la specializzazione di chi ha operato), ma ci si limita al solo materiale poiché è questo ciò che si vede.

In questo modo però tutto viene ridotto ad uno scontro tra due contendenti, l’utilizzatore che dal suo punto di vista è insoddisfatto per il risultato finale, il produttore che da parte sua deve dimostrare di non aver contravvenuto alle normative e ai criteri di normale accettabilità per il prodotto che ha fornito.  Questo approccio così limitato porta tuttavia ed inevitabilmente a trincerarsi su posizioni diametralmente opposte che oltre a scontentare tutti nel singolo caso, non costituisce mai una base di coinvolgimento (e di accrescimento) della filiera ceramica.

L’auspicio e fortunatamente anche l’evidenza degli ultimi anni è che ci sia sempre più sinergia nel comparto. Che ogni operatore nel proprio ambito operi in sintonia con gli altri per esaltare sempre di più il design, le performances, la durabilità, minimizzando e rendendo casi isolati le pur sempre inevitabili insoddisfazioni.

Certo è che le varie eccellenze del comparto stanno oggi finalmente lavorando molto più di un tempo attorno ad un risultato comune, sviluppando prodotti strumenti e tecniche molto coordinate e risolutive. Anche il lavoro svolto a livello normativo e le preziose scuole di formazione che specializzano operatori la cui maestria riesce a trasformare singoli oggetti di per se poco significativi, stanno decisamente aumentando la considerazione di cui il settore gode nel mondo intero.

Facciamo parte di un sistema vincente! Lo saremo sempre di più perché stiamo superando le logiche ristrette del singolo tassello; perché stiamo capendo che il risultato è della squadra mai del singolo componente; perché stiamo sempre più mettendo a sistema le esperienze di tutti a beneficio del comparto. 

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