Casalgrande per China Vanke Pavilion
Con un giro d’affari di 2,3 miliardi di dollari, Vanke è la prima società immobiliare cinese e tra le principali al mondo.
Quotata alla borsa di Shenzen, gestisce oltre mezzo milione di unità abitative fornendo servizi per 1,5 milioni di persone.
Fondata nel 1984 su principi di etica, trasparenza e competenza operativa, grazie alle sue eccellenti performance aziendali è stata insignita per otto anni consecutivi del China’s Most Respected Companies.
Lo scorso 4 marzo quello di Vanke è stato il primo padiglione a essere ufficialmente consegnato a Expo 2015. Il traguardo è stato tagliato dopo 10 mesi di lavoro all’interno di un cantiere dove, accanto alla bandiera della Repubblica Popolare, ha sventolato a buon diritto quella italiana: grazie a Casalgrande Padana un avveniristico involucro in gres porcellanato ha tradotto in fattibilità una figura architettonica tra le più complesse da realizzare nell’intera Expo.
Il progetto
Il Padiglione Vanke, curato dallo studio di Daniel Libeskind (foto), con allestimento degli interni di Ralph Appelbaum Associates, sorge in posizione strategica poco distante dal Lake Arena e da Palazzo Italia, imponendosi per la forte carica figurativa che, attraverso l’organica plasticità dell’involucro parametrico, richiama l’attenzione sulle questioni chiave proposte dal tema di Expo 2015 (Nutrire il pianeta), sviluppando il tema "building community through food" attraverso la rivisitazione di un tradizionale Shitang: la sala da pranzo comunitaria cinese.
Daniel Libeskind, esplorando i canoni dell’architettura parametrica, ha sviluppato una spettacolare figura organica estesa su una superficie coperta di 578 metri quadrati, con uno sviluppo di circa 36 metri di lunghezza, 19 di larghezza e 12 di altezza. Il tutto articolato su 3 livelli interni (per un totale di 1.000 mq), ai quali si aggiunge, alla sommità, una terrazza verde, con vista panoramica sull’intero sito Expo.
L’involucro
Lo squillante colore rosso lacca dell’involucro e l’inconsueta morfologia della figura architettonica definiscono un oggetto che non passa sicuramente inosservato. Non a caso la vermiglia e frattale scocca del Padiglione Vanke, composta da circa 4.200 lastre di gres porcellanato rappresenta già, a solo un mese dall’apertura della manifestazione, una vera “icona” di riferimento per l’intero campus di Expo 2015.
L’effetto è ottenuto grazie ad un innovativo sistema di rivestimento in lastre ceramiche, nato dalla collaborazione tra Daniel Libeskind e Casalgrande Padana, sviluppato ad hoc per il Padiglione Vanke. Le lastre Fractile*, disegnate dall’architetto secondo un’esclusiva matrice tridimensionale, sono state prodotte in gres porcellanato nel formato 60x120cm e successivamente tagliate in sottomoduli da 60x60cm. All’intradosso di ogni singolo elemento, cioè sulla superficie che non rimane a vista, è stata fissata una particolare flangia metallica dotata di elementi di regolazione. Grazie a questo dispositivo, le lastre sono state ancorate a secco a una sottostruttura, costituita da una serie di elementi tubolari che avvolgono l’intero involucro del padiglione.
Lo speciale sistema di posa, messo a punto dall’azienda torinese Bodino Enigineering e dalla Divisione Engineering di Casalgrande Padana, consente non solo di fissare le lastre, ma anche di orientarle singolarmente in funzione del progetto. Per enfatizzare la decostruzione delle tradizionali superfici di facciata ortogonali e complanari, si è operato attraverso la parziale e libera giustapposizione degli elementi ceramici, definendo una tipologia di rivestimento decisamente innovativa.
L’originale disegno geometrico a bassorilievo delle lastre, enfatizzato da una finitura superficiale a velatura metallescente, fa sì che la materia ceramica si scomponga e ricomponga in molteplici riflessi capaci di dinamizzare l’involucro a ogni mutamento della luce naturale incidente.
Interni
Le sorprese del Padiglione Vanke non si fermano all’esterno. Il padiglione racchiude infatti un grande spazio, dove una struttura tridimensionale di bambù (circa 8.000 metri lineari di canne impiegate) scandisce il percorso espositivo, fornendo al tempo stesso un etereo supporto ai 300 schermi LCD installati per proporre ai visitatori immagini, informazioni e suggestioni su alcuni momenti della tradizione conviviale cinese, attraverso lo Shitang (la sala da pranzo collettiva), i costumi culinari e gli oggetti d’uso corrente, il tutto letto criticamente attraverso i nuovi comportamenti introdotti dalla globalizzazione.
All’interno di questo palinsesto, alcune aree privilegiate sono state pavimentate con lastre in gres porcellanato da 60x60 cm, appositamente realizzate da Casalgrande Padana attraverso una particolare lavorazione delle superfici, che richiama il pattern disegnato da Libeskind per l’involucro. Una testimonianza ulteriore della flessibilità creativa del materiale ceramico e della capacità di Casalgrande Padana di dialogare con l’architettura, dando concretezza a qualsiasi idea progettuale.