Il Rifugio del Gelso
Il Rifugio del Gelso è la ristrutturazione e valorizzazione di un piccolo fabbricato agricolo a servizio dei terreni circostanti, in alta Brianza ai piedi delle colline di Montevecchia.
Il territorio in cui sorge è stato caratterizzato fin dagli inizi del ‘900 dalla produzione della seta e dall’allevamento del gelso, il cui fogliame veniva impiegato come alimento per i bachi da seta. Tale coltura era diffusa nei poderi attorno alle cascine e ne delimitava la proprietà, oltre che a caratterizzarne insieme ai vitigni il paesaggio collinare. Oggi i terreni e terrazzamenti collinari vengono impiegati per altre attività come prati da sfalcio, pascolo e coltivazioni a mais e di alberi di gelso ne sono rimasti solo pochi esemplari, uno si trova proprio di fronte al Rifugio.
Negli ultimi cinquant’anni l’edificio è stato utilizzato come ricovero attrezzi e fienile e adattato e rimaneggiato secondo le esigenze del tempo, spesso con materiali che non hanno mai conferito particolari qualità. Eppure sotto lo strato di provvisorietà sono emerse nella ristrutturazione qualità nascoste, estetiche e non solo.
Una volta ripulito lo stabile di tutti i materiali di risulta utilizzati, l'edificio è caratterizzato da una struttura molto semplice in cemento “magro”, ripulita poi nella parte sottostante, mentre nella parte sovrastante a sostituzione dei tamponamenti precari è stato realizzato un nuovo paramento murario con mattoni di cemento. Il progetto risponde all’esigenza del proprietario di aver una parte di deposito/fienile al piano superiore e uno spazio più conviviale, oltre che di ricovero attrezzi, al piano terra di diretto accesso al sentiero posto dinanzi. Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, un operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ora ha reso questo luogo la sua vita, trovando sempre occasione di scambiare quattro chiacchiere coi passanti, e facendo diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro.
Entrando si trova un vero e proprio rifugio "arredato": un piccolo tavolo con delle sedie attorno e una sola finestra a inquadrare il paesaggio circostante. Un luogo intimo, privato, quasi segreto.
Al piano superiore invece lo spazio è adibito a deposito per l'attrezzatura agricola. Se un tempo l'edificio era stato tamponato con materiali di risulta, ora vengono impiegati mattoni di cemento. Il progetto reinterpreta in chiave contemporanea gli antichi paramenti murari dei grigliati a croce utilizzati nelle vecchie cascine e nei vecchi fienili. Ad oggi il Rifugio viene utilizzato come ricovero attrezzi e deposito di piccole “balle di fieno” già essiccate: ecco perché non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno.
I materiali sono lasciati grezzi, semplici ed autentici, come lo era già la porzione esistente al piano terra. Mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.
La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, a sottolineare il valore prezioso di questo piccolo Rifugio per il signor Benvenuto, e a indicare che dietro quella porta esiste un legame affettivo, una storia e tutte quelle storie che ancora abbiamo il dovere di ricordare perché sono esse stesse la storia di ognuno di noi.