Piuarch e l'orto ad alta quota nel cuore di Brera
I tetti sono diventati i nuovi luoghi “cult” delle città cosmopolite come Milano, in veste di avamposti che permettono di vivere le trasformazioni urbane o di ammirare il denso tessuto storico, con il suo intreccio di corti e i piccoli spazi nascosti.
Proprio sulla scia di questa riqualificazione concettuale e pratica di spazi outdoor ad alta quota, nasce l’idea della nota practice di architettura e design Piuarch, di tracciare un modello riproducibile di orto sul tetto: una superficie ispirata ai movimenti internazionali dell’“urban farming” ma con una filosofia tutta italiana e, soprattutto, una forte attenzione al contesto fisico, ambientale e umano circostante.
È questo il caso dell’intervento di riconversione della copertura dello studio di via Palermo 1, a Milano, che innesca una pluralità di azioni virtuose con un minimo investimento di risorse, dimostrando come sia possibile lavorare su spazi residuali tramutandoli in un riferimento a una scala più ampia.
Sopra gli uffici di Piuarch sorge infatti un vero e proprio orto a cielo aperto, realizzato grazie ad un sistema modulare di pallet che permette di costruire strutture facilmente assemblabili: il risultato è un insieme di percorsi, slarghi per prendere il sole, stare in compagnia o accogliere ospiti per brevi lezioni, e piccole aree piantumate dove verdure, frutta e specie aromatiche sono mescolate a fiori per una maggiore qualità estetica.
Curato insieme al paesaggista Cornelius Gavril e con la collaborazione di VerdeVivo, realtà specializzata nella coltivazione biologica in orti e balconi, declina il tema dell’agricoltura in città ma non si ferma al motivo del raccolto a “KM0”. È aperto a uso didattico, per mostrare le fasi di crescita delle piante, in particolare ai bambini, è a disposizione del team Piuarch, per pause o riunioni di lavoro, assicura un piacevole affaccio per chi abita intorno e incrementa le prestazioni termiche dell’edificio.
Nel cuore del quartiere di Brera, l’orto sul tetto di Piuarch si fa portavoce di un’agricoltura in quota, un progetto versatile e in divenire, legato alle stagioni ma anche alla possibilità di variare, di volta in volta, il suo layout tutto “green”.