Architetture Grottesche per Nuova Pompei di Misha

Un viaggio tra passato e presente, un percorso tra culture vicine e lontane che segna un ritorno alle origini: in occasione del Salone del Mobile 2023 Misha ha presentato la collezione Nuova Pompei, disegnata per il brand da Vito Nesta.

Dopo aver esplorato il mondo del chinoiserie e dei decori orientali e aver percorso la via della seta, Misha torna stilisticamente a casa, in Italia, con una collezione che evoca uno spaccato di vita ambientato a Pompei: immobile nei racconti, l’antica città riacquista dinamismo e contemporaneità grazie ai pattern immaginati dal designer.

Quattro carte da parati del tutto inedite, con decori ispirati a ghirlande, piante da frutto in fiore, mosaici e marmi, ricreano la magia di un luogo fermo nel tempo, a tratti mistico. I dettagli dipinti a mano arricchiscono il disegno, confermando al tempo stesso l’eccellenza artigianale della produzione di Misha.

Ad anticipare la collezione, Misha presenta il pattern Architetture Grottesche che reinterpreta le decorazioni murali dell'antica Pompei. La carta da parati riprende il motivo delle boiserie, impreziosite da decori che evocano motivi ‘grotteschi’, un particolare tipo di decorazione pittorica che affonda le sue radici nella pittura romana di epoca augustea riscoperto e reso popolare a partire dalla fine del Quattrocento.

Le classiche raffigurazioni delle grottesche sono ripensate da Vito Nesta secondo la sua visione, spesso onirica, in bilico tra realtà e immaginazione. I decori in questo caso sono composti da disegni ottocenteschi di gioielli, ricchi di ceselli e dettagli minuziosi, le cui gemme centrali danno piccoli accenti di colore alla monocromia del fondo. Leggerissime e quasi eteree, le architetture si intervallano a riquadri di colore in cui si intravedono delle miniature di volatili coloratissimi.

“Il DNA e la ricerca di Misha sono molto affini al mio mondo. Entrambi abbiamo come segno stilistico la decorazione, e siamo attratti dal raffinato gusto esotico delle Chinoiserie, dalle suggestioni figurative dell’arte giapponese o dal senso dell’avventura evocato dal Grand Tour. Inoltre, ci piace se il decoro non è un semplice decoro ma un mezzo che racconta una storia. Per un caso fortuito, stavamo entrambi fantasticando su un ipotetico lavoro su Pompei, affascinati dalla storia e bellezza di una civiltà che ha piantato le basi della nostra cultura estetica.”

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