Architettura e design

Un soffitto scultura per la sala XIX dell'ONU di Ginevra

La prima pietra del Palazzo delle Nazioni Unite con sede a Ginevra fu posata il 7 settembre 1929 seguendo un progetto di un gruppo internazionale di cinque architetti. Da allora la struttura è stata ampliata due volte: nel 1950-1952 e nel 1968-1973 con la costruzione dell'edificio “E”, ancora oggi chiamato "edificio nuovo”, progettato per ospitare la sede della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo e per soddisfare il crescente bisogno di sale conferenze. 

La maggior parte delle 32 sale conferenze risale alla costruzione del palazzo e sono state decorate grazie alle generose donazioni degli Stati membri. Il Palazzo delle Nazioni risulta uno dei più grandi centri di conferenze diplomatiche del mondo.

Grazie alla generosa donazione dello Stato del Qatar, è oggi sorta una nuova sala delle assemblee planetarie, che reinterpreta la diplomazia, il valore della tradizione, della calligrafia e del paesaggio del Qatar attraverso materiali, tecnologie e un approccio contemporaneo al design. Progettata a cura dello studio d’architettura PEIA Associati, la sala vanta una capacità di 800 posti a sedere e una superficie di 4000 mq, diventando così la più grande e tecnologicamente avanzata dell’ONU, nonchè modello per i progetti futuri. 

Elemento iconico dell'ambiente, il soffitto, che richiama il movimento incessante delle dune e riflette il movimento dell’alba e del tramonto mediante il sistema d’illuminazione circadiano. I pannelli in legno ad onda installati sulle pareti cambiano ritmo secondo l'ottimizzazione acustica dello spazio circolare, ma rappresentano anche gli sforzi dell'ONU per promuovere e facilitare risoluzioni pacifiche e diplomatiche. L’utilizzo di un linguaggio scultoreo, rompe la simmetria della sala conferenze circolare, donando allo spazio un nuovo dinamismo, ma anche inedite rappresentazioni metaforiche.

Il restyling del soffitto, è stato realizzato con Mesh Sheets, il prodotto più iconico della famiglia WOOD-SKIN, che permette una totale libertà delle forme. È stata così creata una macro-membrana architettonica di circa 1000 mq in legno di Okumè, un’essenza calda e dal disegno fiammato, di grande leggerezza, perfetta per essere ancorata alla storica struttura preesistente.

Il sistema WOOD-SKIN ha permesso inoltre di integrare in maniera fluida, l’illuminazione circadiana firmata FLOS e la complessa impiantistica richiesta da una sala per conferenze del futuro. Aria condizionata, proiettori video, camere robotizzate e sensoristica sono stati attentamente posizionati in fase progettuale e accostati in opera senza soluzione di continuità, creando un impianto organico che sfrutta le caratteristiche di WOOD-SKIN quale piattaforma per integrazione tecnologica.

Un'importante caratteristica dello spazio è l’acustica ad alte prestazioni: i pannelli delle pareti e del soffitto, oltre ad avere caratteristiche di diffusione del suono, sono ingegnerizzati per gestire le alte e basse frequenze sonore. Le geometrie complesse offrono una superficie irregolare che aiuta la diffusione del suono e dunque la riduzione dell’eco. I tessuti all’interno del rivestimento invece garantiscono un comportamento a membrana che, più simile a un materiale tessile che a un pannello di legno, assorbendo cosi anche le basse frequenze.

La progettazione del soffitto

La grande superficie a soffitto è stata progettata attraverso appositi software di modellazione parametrica e software proprietari WOOD-SKIN. Questi, simulando virtualmente il comportamento di una membrana semirigida, hanno permesso di deformare a piacimento la superficie fino ad ottenere le forme desiderate e stabilite dalle necessità tecniche, che permettessero il corretto cono di visibilità della proiezione, la rifrazione della luce e del suono, il posizionamento della luci e dell’impiantistica. 

Le varie fasi della progettazione del grande soffitto free-form si sono succedute in modo fluido senza dover riprogettare le strutture retrostanti. WOOD-SKIN infatti si sostiene per mezzo di una serie di pendini, a valenza sia strutturale che estetica, il cui posizionamento e misura viene anch’esso definito via software. Una foresta leggera e invisibile di sottili cavi d’acciaio che, con una densità minore del 70% rispetto a un sistema tradizionale sorregge i 1000 mq di controsoffitto, per un peso di 5 tonnellate.

 

photo credits: DSL Studio

In evidenza

Articoli recenti

Riviste

Leggi anche