Translitera #02: la città è di tutti!
All'M9 - Museo del '900 di Venezia Mestre, si terrà la seconda edizione di Translitera, il ciclo di incontri dedicato alla rigenerazione urbana. Organizzato dall'Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Venezia in collaborazione con la Fondazione APPC di Venezia, il convegno è aperto a professionisti, studenti e cittadinanza.
L’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e la Fondazione APPC di Venezia, in partnership con M9 – Museo del '900 di Venezia Mestre – presentano Translitera #02, la seconda edizione del ciclo di incontri dedicato alla rigenerazione urbana come motore per disegnare le città future.
Mercoledì 30 novembre 2022, a partire dalle 10.30, presso l’Auditorium Cesare De Michelis al Museo M9, numerosi ospiti si alterneranno sul tema dell’urbanistica, analizzando in maniera trasversale il modo in cui la pianificazione urbana, i cambiamenti sociali, demografici e tecnologici abbiano il compito di rendere le città più eque, aperte, inclusive e sostenibili.
Se la prima edizione aveva visto protagonista il tema della riqualificazione delle aree industriali, la seconda, dal titolo La città è di tutti! vuole porre le basi per una pianificazione inclusiva - che consideri le differenze di bisogni e necessità di tutte le categorie, protette e non - contribuendo a migliorare la vita quotidiana di tutte le persone che la abitano.
“Translitera #02 vuole concentrare l’attenzione sul significato di pianificazione inclusiva delle città, e di tutti i luoghi in cui abitiamo, lavoriamo, socializziamo, affinché questi spazi siano davvero di tutti. Ma perché questo accada è necessario esercitare la nostra capacità di ascolto per rilevare i bisogni delle persone, dei cittadini, che, solo un’elaborazione multidisciplinare, potrà trasformare in virtuosi processi di pianificazione delle città e di costruzione delle scene architettoniche in cui vivere tutti” afferma Roberto Beraldo, Presidente dell'Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Venezia.
Attraverso quindi una pratica basata sull’ascolto e la comprensione, sull’analisi attenta dei flussi e delle richieste implicite dei luoghi, è necessario riscrivere così la città, secondo appunto il principio della “translitterazione” a cui si ispira il ciclo di incontri, sulla base di nuovi principi, funzioni e dunque comportamenti. Quando si parla di pianificazione, però, si intende il pensiero sulla città in tutte le sue espressioni. È proprio lo sguardo come pratica consolidata che, ad oggi, risulta carente in Italia. La dimostrazione è proprio la mancanza di dati utili a comprendere le abitudini e le necessità dei cittadini, dati divisi anche solo per genere, oltre che per età, per reddito, per titolo di studio, per condizione lavorativa. Da questo punto di vista, non si tratta solo di introdurre maggiore uguaglianza e giustizia per donne e uomini, ragazze e ragazzi: il gender mainstreaming - vale a dire il coordinamento integrato delle azioni amministrative a partire da uno sguardo di genere - non è relativo solo alle cosiddette pari opportunità, ma produce allo stesso tempo maggiore efficienza e qualità, nei servizi e nello sviluppo delle vite quotidiane di tutti i cittadini, dai bambini agli anziani e tutte le categorie più fragili.
Esempi virtuosi sono le buone pratiche di città come Vienna o Berlino, dove è stato istituito un Assessorato alle Politiche di genere, o Parigi con la proposta teorizzata da Carlos Moreno de “la Ville du quart d'heure” secondo cui la metropoli deve essere costituita da quartieri in cui, in soli 15 minuti da casa, si possono trovare tutti i servizi utili al cittadino, come i negozi, le scuole, luoghi di cura, spazi pubblici e ricreativi, in vista di una trasformazione ecologica della città; o ancora i piani urbanistici di Portland e Melbourne, con il “20-minute neighbourhoods” che si rifanno allo stesso concetto di sostenibilità.
Le nostre città hanno bisogno di essere ripensate secondo lenti misurate e specifiche: per farlo, è fondamentale analizzare e comprendere i bisogni delle persone, tutte, scoprire a quali ‘immaginari’ dovrebbe corrispondere la città nella quale vivono e coinvolgerle nel processo progettuale.
L’obiettivo di questa giornata di studi è quello di rappresentare, da punti di vista diversi, uno sguardo sulla città e sull’abitare che tenga conto del difficile periodo appena trascorso, che ha inevitabilmente alterato le relazioni tra le persone, con particolare riferimento alla qualità urbana e quello dello spazio pubblico.
Tra i tanti, interverranno:
- Tiziana Plebani, storica e scrittrice, con l’intervento “Un posto dove stare” tratto dal suo omonimo romanzo in cui le storie dei protagonisti si intrecciano sullo sfondo di una Venezia in trasformazione;
- Marisa Fantin, urbanista, con “La Città è un bene comune” secondo cui la città deve intendersi come formazione sociale, luogo di vita delle comunità che devono essere considerate come centro del progetto.
- Ezio Manzini, docente e studioso di design per la sostenibilità con “La città dell'abitare collaborativo. Innovazione sociale e nuovi sistemi di prossimità”
- Margherita Manfra, fondatrice del collettivo di architetti Orizzontale, con “Costruire lo spazio comune” che illustrerà le pratiche di progettazione partecipata e transdisciplinare
- Pierfrancesco Maran, Assessore alla Casa e Piano Quartieri del Comune di Milano con le “Città visibili. Dove inizia il cambiamento del Paese”.
- Chiuderà i lavori Luca Molinari, Direttore Scientifico M9 - Museo del '900 di Venezia Mestre - con “Le case che siamo, le case che saremo”, una riflessione sull’abitare contemporaneo che parte dalla casa come elemento fondante che ci protegge e ci rappresenta.
«La casa è il luogo in cui l'essere umano ha sperimentato l'architettura come costruzione, rifugio e luogo in cui stare con gli altri. La casa è alla base di quelle che noi oggi chiamiamo città. La casa è parte integrante della nostra vita privata e pubblica. E oggi, più che mai, le case sono il luogo della metamorfosi della nostra società e rappresentazione simbolica e fisica di questo mutamento radicale. Parlare oggi di case vuole dire guardare in faccia al futuro e alle scelte che dovremo fare da soli e insieme» (Luca Molinari) .