Architettura e design

Flatmates: cohousing per Station F

Il complesso Flatmates - Wilmotte & Associés Architects - nasce in Francia, a Ivry-sur-Seine 13° arrondissement parigino. Un intervento di sperimentazione sull’abitare condiviso rivolto ai giovani imprenditori impegnati nel campus di Start-Up “Station F”. Tre torri scure, rivestite con materiali Casalgrande Padana, pensate come luogo per vivere il cohousing in modo innovativo e costituenti il più grande spazio di abitare condiviso in Europa.

Il campus Station F, voluto dall’imprenditore Xavier Niel, è sorto all’interno della storica Halle Freyssinet (ex deposito ferroviario del 1920 ubicato nel 13° arrondissement di Parigi), trasformata nel 2017 da Jean-Michel Wilmotte in un grande spazio che accoglie mille giovani imprenditori artefici di startup.

Il grande incubatore urbano offre 3.000 postazioni di lavoro, 60 sale riunioni e un auditorium di 300 posti, un ristorante e due bar, oltre ad un campo da tennis ricavato sulla copertura. Il progetto di recupero del deposito ferroviario che ha dato origine a Station F è un perfetto esempio della tendenza alla trasformazione d’uso del manufatto urbano oggi così diffusa nella visione dell’architettura. Un'importante realizzazione, cui è seguita la nascita del cohousing Flatmates.

Flatmates cohousing

Anche Flatmates è un insediamento promosso dall’imprenditore Xavier Niel che ha voluto mettere al servizio dei giovani imprenditori che lavorano al campus un complesso di residenze condivise.

L’intervento, affidato a Wilmotte & Associés Architects, lo stesso studio che aveva seguito il progetto di Station F, si è concretizzato nella realizzazione di un complesso di tre torri, alte da 12 ai 18 piani per una superficie complessiva di 12.000 mq. Le tre torri sono raccolte all’interno di una corte verde comune e si dispongono, a livello planimetrico, a seguire gli allineamenti stradali, creando verso i fronti esterni due nuove cortine architettoniche riconoscibili ed emergenti per costruire un nuovo angolo urbano.

La flessibilità abitativa

Rispetto ad altre formule di cohousing quella definita nel complesso Flatmates si caratterizza per un’enorme flessibilità: i 600 inquilini si distribuiscono in 100 appartamenti, suddivisibili secondo le specifiche necessità e riuniti attorno ad ampi spazi comuni costituenti il “cuore” della casa e comprendenti soggiorno e zona pranzo con cucina. Attorno agli spazi comuni, sono disposte le stanze, singole o accorpabili tra loro, con bagni in comune o privati.

Tra i vari servizi offerti agli utenti ci sono: spa, palestra, sala per eventi come lezioni di yoga o corsi di cucina, un piano interrato per i parcheggi cui si aggiungono lo skyroom sul tetto, un ristorante-cafeteria e una lavanderia dedicata.

Il più grande complesso cohousing europeo ha quindi rifiutato, nella progettazione degli interni, la tradizionale disposizione alberghiera delle camere allineate in modo ripetitivo lungo un corridoio centrale, offrendo una progettazione aperta, simile ad una sommatoria di appartamenti flessibili in grado di offrire libertà di metratura da suddividere o accorpare.

Le facciate

La razionalità e la lucidità dell’impianto planimetrico e della distribuzione interna degli alloggi sono espresse in modo “monumentale” nel disegno delle facciate e nella scelta dei materiali impiegati per realizzarle: le lastre Granitoker di Casalgrande Padana della collezione Beton (colore dark, formato cm.60x120, spessore mm.14), distribuite su 7.000 mq di facciate, definiscono perfettamente la scelta monolitica della composizione architettonica, alternando la materia scura ai parapetti metallici dei balconi e alle grandi cornici di allumino usate per disegnare le grandi aperture. Una soluzione di voluto “gigantismo” che, come in un riuscito effetto trompe l’oeil, annulla la scala delle finestrature reali, unite tra loro a livello visivo grazie al pannello di alluminio.

La struttura abitativa da condominio si trasforma in “altro” alla vista della città, offrendosi con un disegno a scala monumentale asciutto e rigoroso, volutamente “grafico”. In questo disegno modulare e preciso l’impiego delle lastre di Granitoker ha confermato il risultato voluto: superfici omogenee e poco porose, con prestazioni di alto livello garantite nel tempo, impermeabile alle piogge acide e resistente al gelo. Caratteristiche tecniche che, anche nel grande formato impiegato, installato secondo le tecniche della facciata ventilata, permettono di non subire alterazioni dovute allo shock termico e di seguire con facilità le scelte compositive della grammatica architettonica dell’edificio. Privo di resine, collanti e additivi organici, il materiale impiegato per i rivestimenti di facciata rende la figura dell’intero complesso integra e persistente nel tempo.

 

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