Architettura e design

Riqualificazione: Museo dell'Opera del Duomo, Firenze

Il 29 ottobre 2015, dopo due anni di lavori, ha riaperto i battenti il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Situato a nord-est della piazza che ospita Santa Maria del Fiore, conosciuta anche come il Duomo di Firenze, questo museo è una meta obbligata per chiunque visiti il capoluogo toscano. Unico nel suo genere, il museo custodisce quella che viene considerata la maggiore collezione al mondo di sculture del Medioevo e del Rinascimento fiorentino, composta da oltre 750 opere tra statue e rilievi in marmo, bronzo e argento, tra cui capolavori dei maggiori artisti del tempo: Michelangelo, Donatello, Arnolfo di Cambio, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia, Andrea del Verrocchio e molti altri ancora.

Le sfide poste dalla committenza

Il rinnovo del Museo dell’Opera del Duomo è stato una grande sfida per il committente - l’Opera di Santa Maria del Fiore – che vi ha investito 45 milioni di euro.

Il progetto architettonico è stato giocato su soluzioni minimaliste e, grazie alla luce, ai materiali utilizzati e alla scelta di toni cromatici neutri per pareti e pavimenti, è stato possibile far risaltare al meglio le opere esposte. L’intervento ha anche previsto un importante ampliamento degli spazi – da 2.500 a quasi 6.000 mq – e una ristrutturazione che ha interessato l’insieme degli edifici storici che facevano parte del complesso.

Varie modalità di intervento

All’interno del complesso, l’intervento ha avuto modalità diversa a seconda degli spazi. Diversi spazi sono stati riqualificati, mentre nuove strutture hanno sostituito il sistema distributivo esistente, con la creazione di nuovi ballatoi, nuovi livelli e alcuni locali interrati.

Il museo oggi vanta 25 sale disposte su tre piani, tra queste la nuova e spettacolare Sala dell’Antica Facciata, nella quale è stato realizzato un modello in resina e polvere di marmo a grandezza naturale riproducente l’antica facciata del Duomo di Firenze progettata da Arnolfo di Cambio e mai realizzata. I progettisti hanno lasciato nella sala un grande spazio vuoto, mentre la copertura è stata completamente ricostruita lasciando la struttura reticolare in metallo, fornita di lucernari in modo da illuminare l’ambiente dall’alto.

Allo scalone storico sono state aggiunte due nuove scale, in modo da migliorare la distribuzione degli accessi e facilitare le vie di fuga del museo. Intervenendo sui volumi architettonici preesistenti è stata inoltre ricavata una grande galleria lineare. Nel resto del museo gli interventi sono stati limitati alla modifica di alcune finiture e dei sistemi dell’allestimento.

Velocità e accuratezza nella posa della pietra

Le modifiche ai manufatti esistenti sono state introdotte armonicamente, operazione non facile in una struttura inserita in un contesto storico e urbanistico così “delicato”.

Anche le finiture hanno richiesto accuratezza, tecnica, velocità e rispetto delle scadenze, senza trascurare le esigenze di qualità. Per rivestire i pavimenti è stata scelta la pietra naturale di Bedonia, proveniente dalle cave dell’Emilia Romagna. Questa pietra, conosciuta anche come pietra di Carniglia, è un’arenaria dal colore grigio uniforme adatta all’impiego in interno ed esterno. Per rivestire i pavimenti (superficie di 2.000 mq) i progettisti hanno optato per lastre di pietra di grande formato (dimensione 80x120cm, con spessore di 2-3cm) con superficie levigata.

L’impresa incaricata della posa ha proposto l’utilizzo di prodotti Mapei e chiesto di essere affiancata in cantiere dall’Assistenza Tecnica dell’azienda. 

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