Vudafieri-Saverino Partners firma il restauro architettonico di Lasserhaus
Nel cuore della Valle Isarco Vudafieri-Saverino Partners firma il restauro architettonico e d’interior di una residenza aristocratica del XV secolo, trasformandola in Art Hotel.
Far rivivere una dimora storica bilanciando il rispetto per l’esistente e l’aggiunta di elementi attuali è stato l’obiettivo dello studio Vudafieri-Saverino Partners per il progetto di restauro della cosiddetta Lasserhaus, una residenza aristocratica del XV secolo situata a Bressanone, in Alto Adige. Su commissione della famiglia Faller, da oltre 40 anni proprietaria dell’antico edificio, gli architetti hanno reinventato l’uso e la funzione della struttura suddividendo gli spazi e trasformando i primi due piani in un Art Hotel 4 stelle superior e gli ultimi due in abitazione privata dei committenti.
La rinnovata Lasserhaus dedicata all’ospitalità si compone di dieci camere - di cui tre suite, sei matrimoniali e una singola - dall’atmosfera intima e sofisticata, in cui la collezione di pittura classica di proprietà dei Faller incontra opere di artisti contemporanei, rivisitando così la tradizione del luogo e restituendo alla collettività una nuova destinazione che unisce abilmente passato e presente.
IL CONCEPT
Per il restauro architettonico e l’interior design di Lasserhaus, completamente vincolata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, gli architetti hanno reinterpretato i tratti originari della residenza facendoli convivere nel nuovo Art Hotel in modo armonioso con scelte di design contemporaneo.
Il progetto riflette le peculiarità della città vescovile di Bressanone, in grado di fondere la sua tradizione e atmosfera medievale con proposte culturali d’avanguardia. Ad arricchire gli interni di Lasserhaus, situato sulle rive del fiume Isarco e collegato da un ponte al centro storico, sono infatti le opere di cinque artisti che si sono confrontati con il passato della residenza e che, con i loro interventi diffusi, hanno lasciato un segno narrativo nei vari spazi.
AMBIENTI E MATERIALI
Il pianterreno accoglie la lobby e la reception, uno spazio carico di memorie, caratterizzato da un’illuminazione soffusa e impreziosito da opere e pezzi di famiglia. Da qui si accede alle prime quattro camere e a un salottino con un angolo biblioteca a disposizione degli ospiti, oltre che alla cantina dotata di una piccola sala degustazione, interpretata da uno dei pionieri della digital art, l’austriaco Peter Kogler, utilizzando pattern psichedelici per creare insolite profondità spaziali da esplorare individualmente. Percorrendo la scala interna che conduce al mezzanino - dove gli architetti hanno ricavato una SPA dotata di sauna e idromassaggio - si incontra subito l’opera di Alexander Wierer, focalizzata sull’incessante progressione del tempo e la transitorietà del presente. Al primo piano sono collocate invece la sala colazione e le altre cinque camere.
Pur rimanendo visibili le caratteristiche dell’epoca, le camere assumono un nuovo volto grazie all’accostamento di materiali naturali come il legno di larice e faggio, con l’ottone, che scalda e impreziosisce i dettagli, e superfici tattili e morbide come il velluto. A caratterizzarle anche il gioco di texture materiche che donano tridimensionalità ai rivestimenti. Alcuni complementi d’arredo sono di recupero, come le sedie restaurate tipiche della tradizione tirolese, ma gran parte dei pezzi è stata realizzata su disegno degli architetti: dalle armadiature ai pannelli divisori, dalle testiere dei letti in velluto con bacchette di larice spazzolato alle scrivanie, fino alle boiserie dietro ai letti con listellature in legno. L’accurato studio sul colore ha inoltre portato alla scelta di una palette ispirata alle cromie dei boschi autunnali e della montagna: dal verde del laminato lucido ai toni del marrone declinati nel rosso del larice spazzolato, come nel larice bruciato più caldo e scuro.
Anche in alcune stanze si trovano incursioni artistiche, come “Barre a muro” di Ingrid Hora, un’opera ampia che offre agli ospiti nuove prospettive e li incoraggia a dare libero sfogo alle proprie idee; o “Pensieri e pianeti”, un’installazione della celebre Esther Stocker: dieci sculture che sembrano galleggiare sulla volta del soffitto e che, attraverso geometrie spezzate, dissolvono i punti fissi.
LA COLLEZIONE D’ARTE
Il progetto artistico della struttura è firmato dalla curatrice Stefanie Prieth, per le opere d’arte contemporanea, e Rose Bourdon, per la collezione di famiglia. Centrale nel progetto curatoriale della prima è stato il concetto di connessione e apertura: considerando l’arte stessa come strumento di relazione, gli artisti hanno trasformato con le loro opere gli spazi dell’Art Hotel in luoghi di dialogo e scambio.
Parallelamente, il progetto di curatela della collezione della famiglia Faller, composta da oltre 100 opere che spaziano dal 1600 a metà ‘900, ha voluto creare una sinergia sia tra le opere antiche e quelle moderne, sia tra tecniche di allestimento classiche e concettuali. La sala dell'ascensore al piano terra, nota come la sala dei “patroni”, presenta i ritratti di coppie di ex proprietari del luogo, giocando con gli sguardi dei diversi personaggi. Tra tutti spiccano i due quadri di Stephan Kessler (1622-1700) che rappresentano la coppia Thurner, la cui moglie, Rosina, accoglie gli ospiti all’ingresso della stanza. Poco più lontano, in un angolo “conversazione”, una serie di quadri più moderni di paesaggi locali, dipinti da Lesley de Vries (1926-2012) sono stati affiancati per unire i diversi orizzonti, creando così un panorama unico e trasformando la serie frammentata in una installazione ready-made.
“Quando abbiamo visitato Lasserhaus eravamo entusiasti all’idea di affrontare un restauro di un edificio così carico di storia. Non si trattava solo di restaurare un palazzo del XV secolo completamente vincolato dalla Soprintendenza, ma di dargli una nuova vita e renderlo un punto di interesse per la cittadinanza. Anche attraverso l’arte, integrando la preziosa collezione di famiglia di pittura classica con nuove opere contemporanee. Il nostro progetto non dimentica l’anima tradizionale del palazzo quattrocentesco, ma con rispetto e un po' sottovoce, dialoga con essa e l’arricchisce con linguaggi e materiali della contemporaneità. Lasserhaus diventa così un nuovo, piccolo ma importante, tassello della vita urbana della città e della sua propensione all’ospitalità.”
Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino
Ph. Paolo Valentini