Pavimenti e rivestimenti

La "Chimera" di Elena Salmistraro per CEDIT

La tecnica di Gruppo Florim si unisce all’estro creativo di Elena Salmistraro per dare vita a “Chimera”, la nuova collezione di superfici in gres porcellanato del marchio CEDIT – Ceramiche d’Italia.

Tramite la sua peculiare cifra stilistica, la designer reinventa il prodotto ceramico in modo originale e con un’intensa carica simbolica. Fortemente decorativa, “Chimera” invita infatti a una fruizione sensoriale in cui le grandi lastre danno origine ad un universo ispirato alla natura e alla chimera della tradizione “grottesca”, con figure suggestive decorate in solco o in rilievo dalla forte tattilità.  

CHIMERA, nella mitologia greca, è un essere che deriva dall’incrocio tra un quadrupede con sembianze di leone e di drago e con l’innesto di una testa caprina sul tronco centrale. L’ispirazione decorativa alla base della collezione trae origine appunto da questa figura mitologica.

Attraverso uno sviluppo tridimensionale, reso possibile da un'innovativa tecnologia produttiva, la collezione riproduce la texture delle pelli e dei tessuti creando un effetto stratificato inedito, estremamente tattile.

La “Chimera” di Elena Salmistraro per CEDIT si sviluppa in quattro temi grafici (Empatia, Radici, Ritmo e Colore) con soggetti che miscelano diversi codici di tratto e di colore. In Empatia si mescolano volti di clown a richiami grafici dell’Art Déco; in Radici vengono usate le trame delle pelli e del cuoio; Ritmo vede il dialogo tra la texture del tessuto e i disegni di Gunta Stölzl e Anni Albers; infine Colore ha una base puntinata che si accosta alla densa presenza di sagome ripetute. La gamma della collezione è completata da una serie di lastre neutre di riposo.

“Questa collezione è un lavoro introspettivo – spiega la designer – parla della mia vita, di come io disegno. Chimera è come un libro composto di quattro diversi capitoli: ho voluto differenziare questi motivi grafici e avere quattro storie totalmente differenti. La collaborazione con CEDIT è stata davvero molto stimolante, una bellissima sfida che ci ha permesso, insieme, di costruire qualcosa di nuovo, di sperimentale, di interessante”.

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