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Open House Torino: a giugno, oltre 100 luoghi della città piemontese aperti al pubblico

Sono 111 gli spazi pubblici e privati che saranno aperti durante la prima edizione di Open House Torino, il 10 e 11 giugno, iniziativa che replica il fortunato format nato a Londra nel 1992 per mano di Victoria Thornton e che attualmente coinvolge ben 700 spazi e 300mila visitatori.

In occasione della due giorni, appartamenti, uffici, edifici storici generalmente chiusi, apriranno le proprie porte per svelare i loro interni e avvicinare il pubblico a differenti approcci architettonici e design.

Per questa sua prima edizione, Open House Torino aprirà case private dal design originale in edifici storici come Palazzo Saluzzo di Paesana, alcuni villini liberty di Cit Turin e San Donato, gli edifici riqualificati e trasformati in centri culturali o terziario come l’ex INCET o il Lanificio di Torino, le case-studio dei professionisti come Zucca Architettura Factory e Studio Carlo Ratti Associati, hotel di design contemporaneo come l’NH Carlina, il Duparc Contemporary Suites, l’AC Hotel o Camplus Lingotto, gli edifici religiosi come la Sinagoga, Santa Pelagia o la chiesa del Sacro Volto.

Open House Torino coinvolge tutti i quartieri della città, dal centro alla periferia alla collina e invita i visitatori a costruirsi i propri itinerari, seguendo i propri interessi: la Torino dall’alto offerta dal campanile di Faa’ di Bruno, dalle Torri Pitagora e dalla Fondazione Monaco; la Torino del liberty rivisitato dal design contemporaneo di Cit Turin e San Donato; la Torino degli edifici ex industriali reinterpretati dalla cultura contemporanea o ancora in cerca di destinazione come l’ex DAI di Mirafiori Sud. Ma anche la curiosità di scoprire la Torino contemporanea di The Number 6, la casa più bella del mondo, di Verde 25, con i suoi grandi alberi in facciata, dei cortili di ex CEAT ed ex Tobler, ripensati come ampi spazi verdi.

Quando ho deciso di portare Open House a Torino avevo ben chiaro il patrimonio architettonico della nostra città. La nutrita community di architetti locali contemporanei si è fatta coinvolgere facilmente nel progetto. Non è la prima volta che si cerca di portare Open House a Torino, ma questa volta non ci siamo fermati davanti agli ostacoli.” racconta Luca Ballarini, fondatore e presidente dell’Associazione Open House Torino.

Vorrei anche sfatare un mito: quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto, ci hanno detto ‘Siamo a Torino, chi mai aprirà le porte di casa’? Ecco, non è vero, Torino ha accolto l’idea meglio di quanto pensassimo e abbiamo trovato padroni di casa molto disponibili. Il tema dell’aprire casa agli altri, così di attualità e così difficile, si intreccia con il tema della privacy, la protezione di sé verso gli altri, in cui la casa rimane l’unico vero baluardo. Open House chiede di passare da un’architettura che è solo esteriore (quella che possiamo osservare dalla strada) a un’architettura che è anche interiore (quella che custodiamo in segreto, la mia casa come la mia anima, il luogo più esclusivo e solitario). È un passaggio ardito, ma due giorni l’anno, o anche solo uno, si può fare “.

L’associazione Open House Torino appartiene al network internazionale Open House Worldwide, l’organizzazione con sede centrale a Londra, e sedi indipendenti in Europa, America, Medio Oriente e Australia. Le aperture vengono organizzate in 35 città in tutto il mondo, tra cui, in Italia, anche Roma e Milano, che hanno appena realizzato le loro edizioni 2017. In soli 5 anni dal primo evento nella capitale, il pubblico è aumentato del 400%.

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