Røst: una nuova esperienza gastronomica cullata dal design

In via Melzo 3 a Milano apre Røst, il nuovo ristorante che porta sulla scena milanese un concetto di cucina circolare, semplice e vera, con la riscoperta dei tagli poveri e una selezione di vini naturali di nicchia. Røst è un progetto che si poggia sulla passione, energia e competenza di tre giovani che totalizzano 92 anni in tre: Hippolyte Vautrin, imprenditore del settore food già noto per il ristorante Kanpai; Enrico Murru, a cui è affidata la guida operativa, in sala così come nella definizione del peculiare mix tra cantina e cambusa; la cuoca Lucia Gaspari, con la sua peculiare visione di cucina sostenibile, consapevole dei territori e delle persone.

Il progetto di interior design

Røst è un progetto di Vudafieri-Saverino Partners, studio di architettura – con sede a Milano e Shanghai – dalla consolidata esperienza nella definizione di concept di design per la ristorazione (alcuni esempi nella sola Milano: Spica, Il Luogo di Aimo e Nadia, Peck CityLife, Ristorante Berton, i due Dry…).

Il ristorante, sviluppato su 65 metri quadrati, è stato pensato come un luogo raccolto e intimo, tra tradizione e modernità. Lo spazio si compone di due ambienti: la sala principale che gravita attorno al banco bar, e una di dimensioni più piccole che si affaccia sulla cucina, pensata per vivere l’intimità del rapporto con il cibo a vista di chi lo prepara.

La parete d’ingresso mette in scena i protagonisti, è il Wall of fame: 16 piatti in ceramica, ognuno dedicato e raffigurante un produttore/fornitore delle materie prime di cui si fornisce la cucina e la cantina, disposti graficamente nello spazio a disegnare la ø di Røst.

Vudafieri-Saverino Partners ha tradotto in soluzioni di spazio, colori e superfici quelli che sono i valori e il Dna del brand. Il risultato è uno spazio semplice, senza finzioni o artifici. Con un uso attento e limitato della materia, ridotta a poche tipologie di base, quasi fossero gli ingredienti di una ricetta in menù.

I toni sono caldi, dominati dal colore rosso “Marsala”, che rimanda al rapporto fondamentale con il vino e la terra. Le pareti – affrescate a calce - presentano due tonalità, la più scura delle quali va a creare una sorta di boiserie irregolare che costituisce una linea d’orizzonte tra verticale e orizzontale, abbracciando lo spazio. Gli stessi colori sono ripresi dal rivestimento in ceramica che caratterizza la cucina e la saletta appena adiacente.

Il tema dell’arredo è caratterizzato dalla milanesità. Materiali nobili come marmo e ottone, velluto e pelle caratterizzano senza sfarzo l’ambiente e giocano un contrasto con le pareti in calce e il pavimento originale. Il banco bar si caratterizza per il lungo top in rovere massello e il rivestimento verticale composto da profili di ottone naturale a sezione diversa. Sopra il banco galleggia una grande bottigliera sospesa, in ottone e vetro.

Legno e ottone sono materie in divenire, che mutano in relazione all’uso e al passare del tempo, in un percorso costante che ben rappresenta i valori di Røst.

Il locale si trova ai piedi di un edificio della vecchia Milano - affacciandosi su via Melzo con due vetrine - in uno spazio appartenuto per anni a un negozio di ricambi d’auto. Il valore delle preesistenze è testimoniato dalla scelta di conservare il pavimento originale,

un seminato in tozzetti di porfido. La continuità con il passato e il rapporto con le memorie sono un tema spesso indagato da Vudafieri-Saverino Partners che trova in questo caso espressione nel lampadario realizzato assemblando nel diffusore fanali di vetture di diverse epoche - omaggio di Tiziano Vudafieri al mondo dell’auto.

Luminoso e intimo al contempo, ha già il sapore di un luogo vissuto: come se da sempre fosse parte del paesaggio di quartiere.

Røst si racconta anche grazie alla grafica originale e distintiva, ideata e sviluppata dall’agenzia creativa 150UP. Un’identità visiva che rielabora gli elementi della tradizione culinaria e i volti dei produttori che sono alla base della cultura gastronomica di Røst.

Alle spalle del banco bar, nella parete cieca nascosta alla vista del pubblico, si nasconde un’opera dell’artista Roberto Coda Zabetta – Terrazzo - che si riflette in un gioco di specchi dagli infiniti rimandi. Una “tenda di colori” che costituisce un adattamento architettonico e cita altri lavori dell’artista portando con sé i segni di altri luoghi e significati.

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