Il classico alle origini del bello
Pamela Albanese - TosiLab
Mai quanto quest’anno, l’invito dello storico d’arte tedesco Joachim Winckelmann di considerare le ragioni profonde con le quali sono state compiute le opere antiche, per poterle poi trasporre in nuove realizzazioni, sembra essere stato accolto dal panorama internazionale delle discipline estetiche, dato che il classico è sicuramente in ascesa. Il nostro staff di trendwatcher ha rilevato un’attenzione verso questo stile su diversi fronti, dall’oggettistica alla progettazione d’interior, nelle varie design week che abbiamo visitato, da Milano all’Europa del nord fino agli Stati Uniti. Ne è un sintomo la passione sempre crescente per i materiali naturali che rievocano i fasti dell’antichità.
In prima linea c’è il desideratissimo Carrara in tutte le sue varianti, pavimenti, rivestimenti e mobili, talmente ricercato da essere addirittura trasposto, per la fluidità delle sue venature, su superfici morbide come lenzuola, T-Shirt, copertine di quaderni, cover di devices. Le attualizzazioni dell’universo stilistico classico sono di natura diversa e articolata. La forma più comune di rievocazione delle radici del bello è di trasferire i prodotti attuali in contesti dal sapore classico.
Come ha fatto Lago per una delle installazioni di Never Stop Designing Spaces, generando la scenografia che ricorda le ville palladiane, gli affreschi con figure umane in trompe l’oeil, come cornice perfetta ai suoi nuovi prodotti. Espediente che funziona anche nell’impattante stand di Edra, che, grazie ai ledwall giganti, propone immagini della classicità scultorea. Altri richiami sono onnipresenti in forma di suggestioni decorative o in elementi strutturali come colonne e boiserié, in molta comunicazione pubblicitaria legata al design. Lo fanno in modo composto Baxter, Meridiani, Maxalto, Trussardi Casa e Derucci Milano, inserendo prodotti in scorci di stampo classico. Ad agire in modo più netto è Poltrona Frau, che fa suo il principio di simmetria esprimendolo nella pagina, proponendo per le sedute background artistici che emergono con forza.
A questo si aggiungono gli onnipresenti effetti optical ottenuti grazie alla messa in relazione di bianchi e neri, li troviamo in Zanotta e Doimo Cucine. Ci sono dei brand che investigano i cardini puri arcadici: la razionalizzazione delle forme, la chiarezza strutturale e la corrispondenza fra le parti, presentando arredi e concept che sono di matrice ellenica.
Come dar torto, esistono delle motivazioni psicologiche ancestrali per le quali i criteri che definiscono tale stile rispondono a dei bisogni della società attuale. Il semiologo Heinrich Wölfflin nel mettere in relazione l’estetica classica con quella barocca ci ha insegnato che la prima rende discontinue, lineari e isolanti le sue rappresentazioni, ma tende a veicolare contenuti molto più sereni, inerenti a un universo che può essere dominato cognitivamente. Insomma, l’equilibrio alle nostre menti piace. Non dimentichiamoci che la società attuale ricerca costantemente il “viver bene”.
A mescolare in modo sovversivo i canoni della classicità è la coppia di professionisti italiani che anima Formafantasma, con base ad Amsterdam. Hanno di recente creato una collezione ispirata alle vestigia di Roma, scegliendo ad esempio il travertino per una lampada che ricorda l’oculus del Pantheon. Lapo Ciatti invece rivisita la tradizione con sofisticata ironia e disegna una bergère e un pouf denominando la serie Guelfo, per omaggiare la fazione che tanto contribuì alla cultura fiorentina.
Infine, tornando al Salone di Milano, è doveroso citare la mostra dal titolo esplicativo, Before Design: Classic. Si tratta di circa ottocento metri quadri all'interno della fiera di Rho che rappresentano un’idea inedita di classico, da un lato inteso come sguardo al passato, dall’altro come termometro del presente e punto di partenza per il domani.
La tesi è una: il classico è arrivato prima del design vero e proprio, anzi, personaggi chiave come Andrea Palladio sono stati pionieristici nell’affermarsi nel tempo e nello spazio per la creazione di modelli che trascendono il significato dell’opera singola. Il focus dell’allestimento è una dimora in cui si susseguono ambienti, che dipanano pian piano installazioni multimediali e sensoriali perfettamente in grado di giocare la carta della contemporaneità. Cuore della mostra-evento è il cortometraggio di Matteo Garrone che interpreta l’idea ancestrale di bello, puntando a superare le barriere culturali e temporali. Sullo sfondo di un paesaggio fra l’onirico e il postatomico, solo dei bambini riescono a mantenere uno sguardo puro sulla bellezza. Essi recuperano, ripuliscono e conservano per gli anni a venire i mobili che si stagliano con le loro forme e colori dal fondo, assurgendo a ruolo di veri protagonisti del video.
Grazie all’insieme di aziende che hanno contribuito con i prodotti all’installazione, si è creato un vero tributo al gusto tradizionale Made in Italy, inteso come categoria senza tempo e trasversale dell’abitare. Quest’evento nell’evento è particolarmente in sintonia con l’auspicio che Salvatore Settis ventilava nel 2004 quando usciva Il futuro del classico. I concetti antichi possono ancora dispiegare la propria vitalità solo se li consideriamo come un terreno di confronto fra culture, un laboratorio di ibridazioni e debiti reciproci.
Il classico non è un’entità immutabile, ma un piano di confronto tra identità e alterità, quindi diventa cruciale studiarlo sia perché lo sentiamo nostro sia perché lo riconosciamo diverso da noi. Esso è intrinseco alla cultura occidentale, bussola e serbatoio di valori in cui possiamo riconoscerci, ma allo stesso tempo ci aiuta a comprendere le culture “altre” per quello che ha di inesorabilmente estraneo.