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Tra "architettura, design e aerei", la lezione di Norman Foster a Cersaie

Un appuntamento annualmente molto atteso, quello della Lectio Magistralis tenuta da grandi firme dell’architettura mondiale in occasione di Cersaie.

Per l’edizione 2016 della kermesse bolognese, il passaggio del testimone ha coinvolto il noto architetto e designer britannico Lord Norman Foster, Premio Pritzker 1999 e fondatore dell’omonimo studio Foster + Partners, che ha così inaugurato il programma culturale di talk tematici dell’evento fieristico.

A introdurre “10 on 10: Ten Fosters and Ten others”, è stato lo storico dell’architettura Francesco Dal Co, che l’ha definito “uno dei più grandi architetti viventi”, sottolineando come la presenza costante di aerei nella vita e nei lavori di Foster, rappresenti un chiaro esempio di coerenza tra la struttura e la funzionalità della forma.

“Sono sempre stato affascinato dai legami tra architettura, design, macchine e aerei” ha esordito Lord Foster nella sua Lezione, rimarcando come le strutture degli edifici ne rappresentino l’ossatura e debbano essere per questo essenziali ed espressione dell’arte del minimalismo.

Lord Foster ha raccontato, attraverso i progetti che più lo hanno segnato, il suo percorso professionale, partendo dall’esperienza dello studio Team 4, costituito insieme a Richard Rogers. Grande influenza ha avuto l’inventore e architetto Richard Buckminster Fuller che esplorò per primo i principi dell’uso razionale dei materiali. Non esiste nessuna parte di un edificio che non sia rilevante: geometrie e strutture semplici, che permettano alla luce di entrare prepotentemente negli edifici, sono elementi ricorrenti nelle opere di Lord Foster.

La sede della Hongkong Bank rappresenta un esempio straordinario di come si sia frammentata la struttura, in un progetto che originariamente era una commistione tra una navicella spaziale e un aliante, uscendo quindi dal classico modulo costruttivo dei grattacieli che fino ad allora prevedeva un’ossatura centrale unica. E’ stato reinventato il concetto di aeroporto, capovolgendo la struttura e portando ciò che di pesante era “sopra”, nel sottosuolo. Come l’aeroporto di Hong Kong, l’edificio più grande del mondo, e l’Aeroporto Internazionale di Città del Messico, dove si dissolve il distacco tra tetto e parete rendendola un'unica pelle esterna.

Un’esperienza "logica" in un'era digitale. Tra i progetti illustrati, il restauro del Reichstag a Berlino, con zero materiale di scarto, dove la luce entra dalla cupola per espandersi in tutto l’edificio; la sede centrale della Swiss Re alla 30 St. Mary Axe di Londra, una nuova generazione di edifici che respirano, riducendo la dipendenza dall’aria condizionata, con la struttura come la monoscocca di un aereo; il Millenium Bridge di Londra, una lama di luce minimal, che esalta la connettività dell’area urbana circostante. Infine, il recupero delle infrastrutture antistanti la National Gallery, il nuovo salotto londinese, e il centro di recupero del cervello dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ma anche il progetto presentato da “The Norman Foster Foundation”, di un aeroporto per droni in laterizio, per effettuare consegne di medicinali e generi di primissima necessità in remote località dei paesi in via di sviluppo.

 

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